RICARICARE IL GRANDE 8

Se appartenete alla folta schiera dei sostenitori dei moderni calibri con palle leggere e lunghe come matite, questo blog vi metterà a disagio.

Il calibro di cui parliamo è una vecchia gloria teutonica, che ha superato indenne una guerra mondiale, e si avvia gloriosamene verso il secolo di vita, contando su una numerosa e solida pletora di fedeli seguaci.

Nato dal genio visionario di August Schüler, per decenni questo bel calibro è rimasto avvolto da un’aura misteriosa e oscura.

Non è mai stato, e mai sarà, un prodotto destinato ad enormi masse di cacciatori. Non ha mai varcato i confini Europei, con eccezione delle piane africane, e di certo non è un calibro che tutti possono utilizzare.

Piuttosto è un prodotto destinato a cacciatori romantici, i pochi rimasti, in grado di apprezzarne le notevoli doti.

Anzitutto per i costi di gestione: le armi che lo camerano sono tutte di ottima fattura, di peso sostenuto e costano quello che valgono. Ad oggi, se siete fortunati e tenaci, potete mettervi in cerca di una bella Europa 66, o di una Sauer, o una Steyr. A volte saltano fuori dalle collezioni di attempati buongustai veri e propri gioielli, come capitò a me anni fa.

Essendo armi di pregio e all’epoca molto costose , non di rado hanno trascorso interi decenni in armadi blindati, con brevi digressioni venatorie in ambienti protetti. Tenete presente che questi gioielli, negli anni 70 costavano all’incirca come una piccola utilitaria, ed erano il top della produzione europea.

Complice il vigoroso e punitivo rinculo, dopo 50 anni, sono pressochè nuove di pacca: non sono certo confortevoli da utilizzare per lunghe sessioni in poligono o per sparacchiare a sagome improvvisate.

Tutto il necessario e forse qualcosa in più.

Già.. il rinculo… tralasciando il peso e i costi di gestione, il vero mostro da domare per dominare il vecchio 8, è proprio il suo vigoroso rinculo.

Non è nulla di terribile o invalidante, ma molti si sono fatti spaventare e scoraggiare da questo aspetto. Come sempre un buon allenamento in poligono e un’ottima sintonia con l’arma sono la chiave di volta per una buona riuscita a caccia. Quindi, ancora una volta, se siete alla ricerca di un calibro da utilizzare per sparare 4 volte all’anno, consiglio di scegliere altro.

Ma se al contrario siete interessati ad un calibro dannatamente efficace su selvaggina media e grande, e siete disposti a comprenderne la filosofia, il caro 8x68S diventerà il vostro compagno fedele per le forme di caccia più belle e impegnative.

Trinità

Cominciamo con l’analizzare il bossolo: dimostra tutti i suoi anni, il collo di bottiglia è caratteristico e pienamente responsabile del rinculo forte e chiaro. Le pareti sono incredibilmente spesse (provare per credere) ma conserva comunque un volume interno generoso, atto a contenere polveri lente e voluminose, necessarie a spingere le pesanti palle da 8 mm.

Ad oggi solo RWS, Brenneke e Norma producono cartucce in 8x68S, mentre i bossoli sono disponibili anche presso altri produttori teutonici ( Horneber e SHM).

La disponibilità odierna di palle da 8mm riesce a coprire praticamente ogni esigenza venatoria, dal piccolo capriolo al maestoso cervo rosso.

Virtualmente le graniture migliori sono tra 180 e 220 grani, con una notevole predilezione per le palle pesanti, ma ovviamente esistono ottime eccezioni.

Su animali leggeri, l’utilizzo di palle a costruzione tradizionale consentirà abbattimenti fulminei anche a lunga distanza, e un corretto piazzamento del colpo eviterà scempi alla spoglia. Su animali coriacei le palle più pesanti a deformazione progressiva, garantiranno una cessione di energia elevata a fronte di una penetrazione eccezionale.

Esistono palle moderne, quali le SST di Hornady o le Accubond di Nosler, dotate di coefficiente balistico elevato e ottima balistica terminale, altre come le ottime Sierra Gameking da 220 grani, consentono tiri estremamente lunghi, pur con qualche limite dato dalla struttura frangibile.

Tuttavia è necessario notare come questo bel calibro sia stato concepito con finalità diverse dal tiro long range che tanto va di moda oggi. La destinazione principale era, come molti sapranno, la caccia al maschio adulto di cervo durante il bramito. Nella tradizione mittleeuropea, questa forma di caccia assurgeva a massima espressione della cultura venatoria. Avvicinare un enorme maschio intento a proteggere il suo harem, seguendo il lamentoso muggito nel fitto del bosco fino a vederlo emergere dal fogliame autunnale in tutta la sua fierezza. E porre fine all’azione di caccia con un unico, risolutivo colpo. Il vecchio 8 era e rimane un brutale stopper, un dispensatore di energia devastante. Grossi cervi colpiti alla spalla collassano al suolo in un singolo istante, senza dare spazio a lunghe fughe e inseguimenti.

Può sembrare un eccesso sgradevole, nell’era in cui si sostiene che il .308 sia buono per tutto; ma nell’epoca in cui la dignità del sovrano del bosco era tenuta in gran conto, un cacciatore dall’animo nobile pretendeva di abbattere il Re con la giusta deferenza, giacchè si può destituire un monarca ma non umiliarlo ne offenderne la dignità.

Epoche diverse, uomini differenti.

Chiunque abbia cacciato il cervo durante il bramito alla cerca serba ricordi indelebili, i fortunati che lo hanno fatto con una buona carabina in 8x68S hanno la pelle d’oca al solo ricordo.

La potenza espressa, unita alla radenza estrema permettono di utilizzare il vecchio 8 senza correzioni sostanziali fino a 300 metri.

Tarando l’ottica 6 centimetri sopra la mouche a 100 metri, a 300 metri la palla calerà pochi centimetri dal centro del bersaglio, permettendo di liberarsi da compensazioni, calcoli, torrette balistiche, e pensare solo all’azione di caccia.

Il segreto dell’efficacia degli 8 mm è da attribuire squisitamentee alle caratteristiche intrinseche delle palle in .323: al netto della struttura e del materiale, i due parametri chiave sono coefficiente balistico e densità sezionale.

La densità sezionale di una tipica palla da 196 grani in piombo,ha un valore che si attesta su .268 , con un coefficiente balistico solitamente modesto per i canoni odierni.

A spanne, una bassa desità sezionale si traduce in una cessione molto elevata di energia, e se abbinata ad un peso relativamente alto, avremo una penetrazione sufficiente per raggiungere gli organi vitali.

Sul campo assisteremo ad abbattimenti fulminei, su animali di mole e leggeri.

Chiaramente questa regola ha i suoi limiti. La forma, struttura e i materiali con cui è costruita la palla influenzano enormemente questo cponcetto. Quindi potremo applicarlo solo paragonando palle simili tra loro: una monolitica e una soft point non avranno mai lo stesso comportamento.

Sfruttando la densità sezionale, e scegliendo oculatamente il tipo di palla potremo adattare la nostra arma praticamente a ogni forma di caccia.

Di contro, quasi tutte le palle in 8mm hanno un coefficiente balistico piuttosto basso, determinando una rapida perdita di velocità, ed energia, oltre i 200 metri. Esistono lodevoli eccezioni, come la Sierra gameking o la Protected Point di Woodleigh, entrambe da 220 grani, dotate di CB elevato e peso consistente, in grado recapitare ben oltre i 300 metri valori energetici di tutto rispetto.

Tuttavia, ci teniamo a ribadirlo, non è nel tiro a lunga distanza che il nostro campione risplenderà di luce propria. Qualsiasi 7mm ipertrofico o .300 sotto steroidi, con le loro palle lunghissime e affusolate, vincerà la competizione col nostro vecchietto oltre i 200-250 metri. Se spulciate le tabelle balistiche vedrete come i valori di energia e velocità siano superiori.

Ma al di sotto di queste distanze, a meno di ricorrere ad artigierie decisamente africane, pochi calibri riescono a competere: in fondo stiamo ballando sui 5600 joule, energie che si possono comodamente considerare tipiche del Big Game Hunting.

Normalmente, come dicevamo molte righe fa, le armi in 8x68S sono di buona o ottima fattura, e vengono dotate di ottiche variabili a basso ingrandimento, perfette in condizioni di scarsa illuminzazione, tipica della cerca nel bosco, ma molto versatili anche negli spazi aperti.

Z8i 0,75-6×24 Ottica perfetta

Personalmente ho trovato molto efficace l’utilizzo di moderne ottiche da battuta: compatte, leggere, dotate di reticolo illuminato e distanza focale confortevole, si sono rivelate estremamente versatili sia alla cerca che all’appostamento, permettendo addirittura un saltuario impiego nella battuta al cinghiale.

La ricarica non presenta paticolari difficoltà, e riesce ad esaltare le doti peculiari della cartuccia in oggetto, adattando il binomio arma cartuccia alle esigenze del cacciatore. Con un po’ di esperienza è possibile creare ricariche sartoriali con energie leggermente ridotte, oppure cariche muscolose, prossime ai valori massimi.

Consiglio di porre maniacale attenzione alla preparazione del Bossolo, solitamnte RWS. É necessario che tutti i bossoli siano rifilati, e ho trovato molto utile svasare leggermente il colletto per facilitare l’ingresso delle palle. Date le pressioni tipiche, solitamente ben superiori ai 4000 bar, è consigliabile ricalibrare l’intero bossolo, e non solo il colletto: la migrazione di materiale dalla spalla è sostanziale e limita la vita dei bossoli a pochi cicli.

Gli inneschi migliori, nel tempo, si sono rivelati essere gli rws, ovviamente Magnum: costosi ma dannatamente affidabili e costanti.

Molto utile è l’utilizzo di un imbuto dotato di un lungo drop tube, specie con le polveri un po’ voluminose come la MRP o la N160.

Questo semplice accessorio permette di assestare la polvere correttamente, così da sfruttare tutto il volume interno del bossolo in modo unifome.

Alcune ricariche potrebbero risultare a spazio zero, con la palla in appoggio sulla polvere, oppure leggermente compresse.

Per esperienze pregresse, non consiglio di utilizzare dette cariche, specie in climi caldi o dopo molti mesi dalla ricarica.

Di fondamentale importanza, invece, è la misurazione del free bore con ogni palla che si intenda utilizzare, come pure della fluidità di caricamento: alcune palle, inevitabilmente, non risulteranno digeribili, altre invece saranno perfette e precise.

Imbattibile la precisione della H Mantel.

Nella scelta della palla per la nostra ricarica, dovremo tenere ben presenti anche questi aspetti, onde evitare di dover ricominciare da capo o avere brutte esperienze sul campo.

Infine le polveri.

Negli anni sono giunto ad una conclusione, dopo prove, tentativi e tanti mal di testa.

Le due polveri più versatili sono la MRP di Norma la ottima RS60 di Reload Swisse; la prima imbattibile con le palle pesanti, la seconda incredibilmente versatile in un numero imprecisato di calibri: Brucia sempre al 100%, non lascia residui e non produce alcuna vampa di bocca.

Entrambe le polveri sono molto stabili in un ampio range di temperature e permettono di sfruttare palle dai 170 ai 250 grani. Davvero perfette.

Discretamente versatile rimane la eterna N160, anche se non la trovo costante al variare della temperatura.

Ultimamente ho Iniziato ad utilizzare la Norma 203B, riuscendo in breve ad ottenere una buona ricarica utilizzando la palla Alaska da 196 grani: precisa, costante e con un rinculo molto attenuato. L’energia espressa è sul limitare dei 500 kgm, con un rilevamento molto limitato e una combustione perfetta. Questa cartuccia dovrebbe essere ottima per la cerca al daino e al cinghiale, con ottime opportunità in battuta al cinghiale, laddove gli spazi lo consentano.

M03 camerata in 8x68S.

Negli anni, da vero fanatico del caro 8×68, ho assemblato numerose cartucce, utilizzando molte delle palle disponibili. Alcune si sono dimostrate buone, altre solo discrete, poche davvero superlative.

Ho provato le cartucce assemblate in due delle migliori carabine mai prodotte: la venerabile Mauser Europa 66, e la ottima Mauser M03 Extreme. La precisione è sovrapponibile, il rinculo molto più gestibile con la M03, grazie alla ergonomia superlativa e al perfetto design del calcio.

In entrambe le armi, una l’evoluzione tecnolgica dell’altra, la canna da 65 centimetri permette alla cartuccia di esprimersi al massimo, senza compromessi.

Essendo la ricarica una attività potenzialmente pericolosa, non è mia intenzione distribuire ricette e dosi, consiglio vivamente di consultare i manuali, cartacei o digitali, e di attenersi scrupolosamente alle dosi riportate. Un ottimo strumento per comprendere ed affinare l’arte della ricarica è il programma Quick Load: richiede pazienza e un po’ di conoscienze, ma permette di creare cartucce quasi perfette.

Descriverò invece quelle che sono le caratteristiche delle varie palle utilizzate negli anni.

•Swift A-Frame.

Decisamente adeguate. Sono tra le poche palle che non temono le veloctà siderali. Una doppio nucleo bonderizzata che mantine la promessa di conservare peso residuo altissimo. La penetrazione è il suo forte, anche attraverso ossa imponenti e masse muscolari molto spesse. Le palle da 200 grani sono assolutamente perfette per tutta la selvaggina maggiore europea, ma si comportano molo bene anche su quella leggera, con abbattimenti rapidi e notevole rispetto della spoglia. A dispetto di quanto affermato da molti, è in grado di affungarsi anche a velocità moderate, garantendo efficacia ben oltre i 200 metri: l’ho utilizzata per diverse stagioni caricata in 8x57js, sia in battuta che in selezione, ottenendo sempre abbattimenti puliti. Caricata sul nostro 8x68S è più che sorprendente su grossi Cinghiali, Cervi, Daini e sicuramente su animali di mole maggiore quali l’orso e l’alce.

Le palle da 220 grani sono decisamente destinate a prede di mole grande e molto grande. La penetrazione è la sua specialità, anche su animali giganteschi garantisce sempre un foro di uscita e una traccia di sangue da seguire.

Forse troppo per i teatri nostrani, ma se nelle possibilità rientra un tiro ravvicinato ad un maschio adulto di cervo di due quintali, forse non esiste alleato migliore. Gestire impatti tremendi a velocità altissime è un gioco da ragazzi per queste ogive.

Sono le uniche doppio nucleo al mondo in grado di deformarsi uniformemente sia nella parte anteriore che in quella posteriore, generando fori di egresso larghi e sfrangiati.

Swift A-Frame da 200 grani recuperata nel terreno dopo aver trapassato un cinghiale

La difficoltà maggiore è convincerle a produrre rosate strette: essendo palle molto tenaci, con il nucleo posteriore estremamente duro, producono pressioni molto maggiorri delle altre, forse persino delle monolitiche. La vecchia Europa 66 non le digerisce facilmente. Sono riuscito ad ottenere rosate discrete, utilizzabili sicuramente a caccia specie su animali con un’area vitale importante. Molto meno schizzinosa si è dimostrata la M03.

Queste palle hanno una fama enorme e inattaccabile in tutta l’Africa.

  • H Mantel

La mia preferita, per certi versi l’amante perfetta del nostro 8mm, di sicuro la palla che ha contribuito più di ogni altra a creare il mito.

La doppio nucleo per eccellenza, da cui molti hanno tratto ispirazione, copiato spudoratamente ma senza eguagliarne fama ed efficacia. Solo ad osservarla si comprende quale livello di ingegnerizzazione e progettazione siano necessari a produrre ogive di questo tipo: il nucleo anteriore è cavo, quello posteriore durissimo e indeformabile.

Il trionfo della sapienza metallurgica teutonica e della filosofia mittleeuropea: nell’epoca in cui non esitevano palle bonderizzate, una doppio nucleo era quanto di meglio il cacciatore potesse ottenere: il nucleo anteriore, all’impatto deflagra generando una massiva cessione di energia e una miriade di proiettili secondari; il nucleo posteriore, indeformabile, prosegue la sua corsa attraverso ossa, tessuti, masse muscolari, garantendo un foro di egresso ed una traccia ematica ben visibile, per la gioia del fedele segugio bavarese. La massima espressione della dottrina venatoria teutonica: un singolo colpo sul Blatt, un proiettile concepito per devastare l’area cardiopolmonare, un calibro esuberante che assicura abbattimenti fulminei, puliti.

Come se non bastasse, la eterna H Mantel ha un peso decisamente singolare, 187 grani, una precisione indecente e una costanza assoluta.

Weidmannsheil!

É sicuramente l’ogiva più precisa e radente che abbia utilizzato. l’ho impiegata sul daino, sul cervo, sul cinghiale e a volte anche sul capriolo. Sempre con gli stessi entusiasmanti risultati. I tiri lunghi e molto lunghi sono decisamente il terreno migliore, mentre i tiri a breve distanza possono metterla in crisi se indirizzati su grandi ossa, pur garantendo stopping elevato anche in condizioni limite. Particolare attenzione va posta in caso di tiri sporchi. L’incontro con la vegetazione può facilmente distruggere la parte frontale del proiettile inficiandone enormemente l’efficacia.

A distanza di quasi un secolo dalla sua creazione, la vecchia H Mantel rimane uno standard di riferimento, un ottima all round a cui dare estrema fiducia.

• ID Classic.

Un’ogiva doppio nucleo di comprovata efficacia, il design e la costruzione sono datate e oggi esistono proiettili più performanti. Tuttavia su animali di peso contenuto può essere presa in considerazione. La balistica terminale è molto simile a quella della H Mantel, nucleo anteriore frangibile e posteriore solido. Non le utilizzerei su animali superiori ai 100-150 kg specie se dotati di grande vitalità. Il foro di ingresso ed uscita sono di norma uguali in sezione, ma i danni interni sono notevoli, specie con tiri in cassa. Ben evidenti le tracce ematiche sull’anschutz, ben visibile la traccia, a patto di impiegarlacorrettamente.

ID Classic e N160.

La precisione è molto buona, il peso ottimale, 198 grani.

Perfette sia la N160 che la RS60.

Brenneke produce una cartuccia commerciale con la TIG, identica in tutto e per tutto alla ID Classic.

•Norma Vulkan

Uno dei proiettili più versatili ed efficaci di sempre.

Norma aveva in catalogo una cartuccia caricata con la Vulkan fino a poco tempo fa, poi inspiegabilmente è stata interrotta la produzione. Tra gli utilizzatori accaniti del nostro calibro, questa palla gode di ottima reputazione, mentre in altri diametri ha spesso suscitato problemi e critiche. In particolare in 9,3mm e in calibro .30 sono spesso accusate di essere palle dirompenti, di causare ferite orribili e superficiali, senza fermare sul posto l’animale colpito. Quasi sempre questi scempi avvengono nella caccia in battuta, semplicemente perchè questa palla non è concepita per tiri brucianti a cortissima distanza. Utilizzata propriamente, per tiri tra i 50 e i 250 metri, la Vulkan è capace di abbattimenti incredibili: potendo contare su un peso elevato, 196 grani, assisteremo ad una cessione di energia molto violenta, una penetrazione sufficiente da raggiungere gli organi vitali anche con tiri angolati su bestie grandi. Il coefficiente balistico non ne consente l’impiego a distanze molto elevate: il top delle performance l’ho potuto riscontrare tra i 100 e i 250 metri.

Una buona femmina di daino abbattuta sul filo dei 180 metri.

La polvere migliore tra quelle provate è risultata la MRP, che ha permesso di ottenere 930 ms di velocità alla bocca, con una rosata decisamente stretta e un rinculo molto ben gestibile.

Su prede di peso modesto, a distanze medie, non genera scempi a patto di evitare di colpire la spalla.

•KEGELSPITZ RWS.

E’ sempre una bella esperienza la Kegelspitz.

Non è un caso se queste belle ogive di casa RWS sono tra le più popolari in Europa.

Grazie al loro mantello, alla estesa superficie di contatto con la rigatura, e alla bontà del nucleo, riescono a far sparare bene quasi tutte le canne, con sorprendente balistica esterna a dispetto della forma piuttosto tozza.

Nel tempo RWS ha ridotto un po’ le velocità di esercizio delle cartucce con ogive KS in diversi calibri, e probabilmente le ha rese un po’ più dure, tanto che ad oggi l’effetto dirompente tipico delle vecchie KS è ottenibile solo ricaricandole e spingendole adeguatamente. Di base, sono delle ottime palle soft point, con un mantello di buona qualità e forma semi spitzer.

A fronte di una precisione molto elevata, producono quasi sempre effetti terminali terribili. Specie se lanciate ad alta velocità, l’espansione è estremamente violenta, con ferite perflosse e fori di uscita di dimensioni impressionanti.

Kegelspitz in caricamento originale RWS.

Ad oggi restano in produzione solo le ogive da 180 grani, buone su selvaggina leggera e media, meno su animali molto grandi.

Sono concepite per cedere gran parte dell’energia intra corpore, e su prede grandi non è raro che non riescano a produrre un foro di uscita, ma quasi sempre garantiscono abbattimenti puliti e rapidi.

Ovviamente , tutto non si può avere: non sono rispettose per la spoglia. Come recita un proverbio toscano, dove mangia la palla, mangia il cacciatore: se per qualsiasi motivo aveste bisogno di una palla che perdoni errori di piazzamento su tiri sporchi, o che ancori la preda sul posto anche con tiri necessariamente non perfetti, la vechia Kegelspitz è una fedele, precisissima alleata. Non è un fattore da sottovalutare, specialmente in territori in cui la presenza del lupo è cospicua. E’ capitato a molti di dover cercare il capriolo o il cervo il giorno successivo allo sparo, e di trovare gli avanzi di un lauto banchetto e nulla più; In questi ambiti, ogni aiuto è ben accetto, anche sacrificando qualche etto di carne.

Fino a pochi anni fa, RWS produceva quella che secondo me, e altri, era una delle migliori ogive sulla corta e cortissima distanza, ovvera la Kegelspitz in 224 grani.

La vecchia gloria, Kegelspitz 224 grani.

Una campionessa assoluta, con un potere di arresto indecente, una vera e propria martellata, sia per la preda che per il cacciatore. Essendo ormai fuori dai giochi, la nominiamo solo per nostalgia. Ne ho ancora una scatola intatta… delle belle matite.

•Speer Hot Core

Non c’è molto da scrivere su queste ogive.

Costano poco, hanno un coefficiente balistico elevato, fanno egregiamente il loro lavoro. Come tutte le palle Hot Core sono soggette ad un processo di saldatura del nucleo al mantello, ma non tenace come in altre ogive. Non di rado da luogo a separazioni, ma dato il peso di 200 grani questo non ne lede la efficacia. Valgono ogni centesimo di quello che costano, sono riuscito ad ottenere buone rosate con velocità prossime ai 910 ms.

Diverso il discorso per le palle da 170 grani della stessa azienda; troppo fragili, provocano danni estesi a meno di impiegarle oltre i 200 metri: le trovo più idonee per il mansueto 8x57js.

• Woodleigh Bullets.

Palle meravigliose le Woodies… In Africa godono di fama inattaccabile, anche e soprattutto per i risultati ottenuti nel dangerous game.

Pochi sanno che loro è il merito di aver inventato il processo di bonderizzazione chimica. I loro prodotti sono di qualità eccelsa, affidabili e in grado di prestazioni incredibili. In Italia e in Europa non sono molto diffuse, complice il costo piuttosto elevato e la scarsa diffusione.

I proiettila da 8 mm prodotti da questa azienda australiana coprono tutte le esigenze del cacciatore, in ogni parte del globo.

Le ogive più adatte alla bisogna sono sicuramente quelle denominate Proteced Point, disponibili in 200 e 220 grani. Queste ultime sono dotate di un coefficientte balistico tra i più elevati di tutto il parco disponibile in commercio.

Sono proiettili duri e famosi per espandere in modo uniforme, privilegiando la penetrazone alla cessione di energia. Per un impiego africano, negli sterminati spazi del plein game, se la battono alla pari con le cugine americane A-Frame.

La mia preferita, tra le ottime australiane, è la Soft Point Round Nose da 250 grani, una matita solida e panciuta.

Le acquistai per pura curiosità, nei primi anni che ricaricavo, impiegandole nel K98. Le utilizzai qualche volta a caccia, restando letteralmente senza parole nei tiri ravvicinati tipici della caccia al cinghiale. La curiosità di provarla crebbe a dismisura dopo aver scritto qualche mail alla casa poduttrice. Scoprii che il nostro 8x68S, stranamente, gode di una certa fama nell’emisfero australe. Mi dettero le informazioni che volevo e cominciai ad elaborare una ricarica. Anni più tardi, quando riuscii a farmi spedire una copia del loro manuale, rimasi sorpreso di quanto spazio fosse stato dedicato a questo calibro e di quale apprezzamento godesse tra gli affezionati del suolo africano.

Le pesanti Round Nose sono indicate per un utilizzo tra i 2000 e i 2700 piedi secondo, garantendo un ottimo comportamento entro questo range. Di fatto il nostro 8 riesce a lanciare la lunga e paffuta palla da 250 grani a 850 ms, e pur con una traiettoria piuttosto arcuata, garantisce un affungamento efficace fino oltre i 400 metri.

Woodleigh 250 grani RNSP e Swift A-Frame 220 grani,
quando il gioco si fa duro.

Con l’impiego di una torretta balistica , questa palla dovrebbe essere tenuta in massima considerazione per l’impiego su animali grandi e molto grandi.

La massa estremamente elevata contribuisce a mantenere adeguata energia anche a distanze elevate, mentre la garanzia di un affungamento anche con minime velocità residue unitamente al peso, garantiscono una penetrazione totale, in alcuni casi shoccante. Nei tiri a distanze medie espansione e penetrazione hanno un bilanciamento perfetto, balistica terminale eccezionale soprattutto mirando a ossa grandi.

Sui tiri corti è semplicemente indecente: solo col 9,3×64 Brenneke ho assistito ad abbatttimenti altrettanto brutali. Può non piacere… ma se il territorio non vi è alleato, spesso è indispensabile che il selvatico crolli sul posto, e questo connubio ottimo.

La polvere più indicata a mio avviso è la MRP. Raccomando di misurare con grande accortezza il free bore per questa palla, e di controllare la fluidità di caricamento, data la particolare lunghezza dell’ogiva.

•Norma Alaska.

Una buona palla, una classica soft point nel peso più classico, 196 grani.

Affidabile, precisa, costante; Per diversi anni l’ho impiegata con soddisfazione nei due calibri cui sarebbe destinata, 8x57js e 8x57jrs.

Buon potere di arresto, penetrazione sempre eccellente e perdita di massa sempre sotto controllo.

Esistono molte ogive più “appropriate ” per la ricarica del superbo 8×68, ma anche questa notevole super classica può essere impiegata con notevole soddisfazione. Impiegando una polvere leggermente più vivace delle classiche MRP e N160 è possibile ottenere precisione e costanza a velocità leggermente più miti. Ridurre la velocità pur con regimi pressori ottimali, permette di sfruttare a pieno il grande potere di arresto della Alaska senza incorrere in separazioni tra nucleo e mantello, sovraespansione o frammentazione.

Oltra a raggiungere una combustione perfetta, utilizzando ad esempio la Norma 203B, si limiterà moltissimo il rilevamento e non avremo vampe di bocca accecanti, cosa purtroppo frequente con le polveri lente, particolare molto apprezzabile dopo il tramonto. L’impiego a corta distanza in queste condizioni è tutt’altro che difficoltoso, ampliando il raggio delle possibilità alla cerca in bosco molto fitto e alla caccia in battuta.

Si conclude qui la nostra digressione su uno dei più incredibili impianti balistici di sempre.

Ci sono altre ogive da testare: le promettenti Hornady SST, le moderne monolitiche FOX, le italianissime Hasler, e molte altre. Lo faremo in futuro.

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