9,3×62 infaticabile cavallo da lavoro.

Compito gravoso, scrivere un articolo su questo mostro sacro.

Da oltre un secolo svolge silenziosamente il suo lavoro, con una costanza ed efficacia che è pressochè impossibile eguagliare.

Questa fantastica cartuccia nasce dal genio indiscutibile di un armaiolo berlinese, Otto Bock.

Otto Bock

Titolare di una piccola officina, il buon Otto era dedito alla produzione di armi basculanti e carabine da caccia. Da profondo conoscitore dell’azione Mauser, si fece interprete delle crescenti richieste di un certa parte della clientela tedesca.

<body>

http://a%20rel=

</body>

Da anni, ormai, il mercato aveva decretato l’azione 98 come la regina assoluta, affidabile, robusta oltre ogni immaginazione, in grado di gestire ogni tipo di maltrattamento senza dare luogo a problemi di estrazione o inceppamento. C’era piena disponibilità di buone carabine nel calibro principe teutonico, il classico 8×57 JS.

I produttori di munizioni per impiego venatorio avevano nel tempo partorito una vasta famiglia di cartucce destinate a vari impieghi, spingendo la popolarità delle loro manifatture ben oltre i confini prussiani e dell’impero.

Ma come noto ai più, le palle da 8 mm hanno una quantità di pregi e dei limiti ben precisi. La bassa densità sezionale e il peso, di fatto, limitano molto la loro efficacia su animali molto grandi ed enormi. Anche i proiettili completamente blindati, sia spitzer che ruond nose, ponevano probemi qualora impiegati sulla mega fauna africana.

Già… perchè erano gli anni dell’espansione coloniale europea, l’epoca in cui la crescente richiesta di materie prime per nutrire l’industrializzazione, spingeva gente avventurosa e indomita a rischiare il tutto per tutto nei territori da poco conquistati. I coloni si trovavano sempre a dover difendere se stessi e i terreni da predoni di ogni tipo.

Oltre ai problemi tribali, c’erano da fronteggiare enormi predatori che trovavano squisite e comode le mandrie, e giganteschi raziatori come Elefanti, Giraffe, Bufali e antilopi, adusi a straziare i raccolti con avvilente frequenza.

Il caro 8x57js aveva dimostrato tutti i suoi limiti, e la richiesta di qualcosa di più sostanzioso era rimbalzata di armaiolo in armaiolo fino alla bottega del buon Otto.

Da un decennio ormai, nella solida mitteleuropa si era affermato un calibro nuovo, utilizzato su armi basculanti di pregevole fattura e costi decisamente elevati. I Nobili cacciatori tedeschi e austroungarici avevo presto imparato ad apprezzare il pugno di ferro del 9,3x74R. Nelle loro esperte mani, e in quelle dei fortunati Jager Meister che curavano le loro immense riserve, queste armi erano quanto di meglio per porre fine a diverbi con enormi orsi carpatici e cervi kapital durante il breve priodo del brunft.

9,3mm dunque, una misura che racchiude di tutto, esoterismo, conoscenze siderurgiche, fisica balistica e un pizzico di stregoneria.

Bellissimo e raro Mauser in 9,3×62 prodotto su specifiche per Heyer di Nairoby, anni ’30.
Canna da 70 centimetri, mire express, semplicemente splendida.

Erano già state utilizzate palle da 9mm, la stessa Mauser aveva propugnato il proprio 9x57mm come calibro ideale per la caccia grossa, ma senza che incontrasse enormi successi. Densità sezionale inadeguata, peso di palla relativamente alto per la capacità del bossolo ma comunqdue insufficiente su prede di mole, raggio di azione limitato. Il Conte Paul Pallffy disegna un quadro non lusinghiero dell’inefficiente 9×57 nel suo libro “mezzo secolo di caccia”, e la storia e il tempo sembrano aver dato ragione al nobile ungherese.

Diversamente, le palle da 9,3mm hanno una densità sezionale decisamente elevata, prossima a quella delle ogive da 7mm, notoriamente molto performanti. Il loro peso tipico è 18,5 grammi, a dir poco idoneo a penetrare ossa, carne, muscoli e tessuti. Il bossolo del 9,3x74R è molto spazioso, progettato per lavorare a bassa pressione e garantire una estrazione sicura, poco stress sulle chiusure delle armi basculanti cui è destinata, e se la munizione è impiegata su canne lughe 60/65 cm, produce valori energetici in grado di atterrare la più grande bestia d’Europa in un attimo. La vera regina delle grandi battute di caccia dei nobil’uomini del tempo.

Ovviamente, armi basculanti finemente incise e le cui canne erano accuratamente accoppiate da espertissimi armaioli, avevano costi proibitivi per la borghesia media dell’impero, figurarsi per un disgraziato che cercava fortuna abbandonando tutto e partendo per l’africa con la promessa di un pezzo di terra da dissodare e un vecchio K98 nel baule. Il buon Otto Bock pose rimedio a questa sconveniente situazione, con geniale eleganza.

Per contrarre i costi era indispensabile sfruttare al meglio quello che già c’era, e che non era poco: il venerabile K98 e la sua azione inossidabile.

Consapevole che lavorare la faccia dell’otturatore era compito gravoso e appannaggio di armaioli ben equipaggiati, decise di non modificare nulla. L’otturatore aveva dimostrato sui campi di battaglia che era in grado di estrarre, camerare, sparare, sempre e comunque, dal polo all’equatore. Quindi cominciò a lavorare su un bossolo tutto nuovo, che avesse il fondello perfettamente identico a quello dell’8x57js. La nuova cartuccia avrebbe lavorato alle stesse pressioni di esercizio della cartuccia militare, con valore massimo di 3900 bar, così da garantire sempre la medesima fluidità di caricamento, estrazione, ed efficienza balistica. Scelse una misura mai vista prima, 62mm, un bossolo panciuto, capiente, con collo di bottiglia atto a garantire un perfetto scollamento per una estrazione sicura. Il tutto a misura per entrare comodamente nel caricatore progettato per le Spitzer da 8mm del K98.

Geniale intuizione Herr Bock.

In pratica, in qualsiasi luogo sperduto del continente nero, un armaiolo appena decente avrebbe dovuto smontare l’azione dal fucile, svitare la canna e sostituirla con una forata 9,3mm, stessa lunghezza, 60 cm di acciaio tedesco, rimontare castello e canna sull’affusto del K98, tarare il mirino. In breve il brutto anatroccolo 8x57JS poteva trasformarsi in un cigno, il favoloso 9,3×62. Con pochi spiccioli un colono poteva disporre di un calibro efficacissimo su bufali, antilopi, leoni, e perfino Elefanti, il tutto sullo stesso fucile che usava da anni, con la stessa identica ergonomia, balistica simile, stessa memoria muscolare.

Il buon Otto era un genio, un secolo avanti.

Pressione di esercizio moderata, un rinculo ben gestibile specie per chi aveva ricevuto un rigido addestramento all’uso delle armi, Carabine solide in acciaio e radica, palle pesanti di costruzione tradizionale con energia prossima ai 500 kilogrammetri, e palle blindate round nose capaci di penetrare perfino il cranio di un elefante. Era nata una stella;

Tutto il necessario e qualcosa in più…

In pochi anni il successo commerciale fu tale che perfino le aziende inglesi di munizioni, come kynoch, misero in produzione caricamenti in 9,2×62. Ovunque in Africa, Asia, ed Europa, il risultato prodotto era sempre lo stesso, impatto devastante, grande energia intra corpore, selvatico a terra. Non era certo un calibro per caccia a lunga distanza, quanto piuttosto un regolatore di conti a distanze medio brevi, tipiche di tutti gli scenari africani ed asiatici; che venisse impiegato per riempire la dispensa di carne, o per proteggere armenti e colture, la sua efficienza era tale che divenne il calibro più popolare presso i coloni dei territori tedeschi e francesi. Anche nelle colonie inglesi riscosse successo, al punto che Holland&Holland sfornarono in gran fretta un calibro concorrente, il ben noto .375 magnum, che avrebbe dovuto arginare la popolarità del nostro germanico.

In realtà, il .375 era camerato solo in armi pesanti e costose, che necessitavano di una ingombrante azione Magnum, la cui lunghezza dell’otturatore imponeva un certo addestramento per evitare di richiudere lo stesso senza camerare una nuova cartuccia. Niente a che vedere con l’economia e la semplicità del figlioccio di Otto Bock.

La guerra pose fine alla sua popolarità: con gli stabilimenti Mauser rasi al suolo e le industrie di munizioni smantellate dagli alleati, presto finì nel dimenticatoio. Nei decenni successivi i cacciatori che si recavano in Africa per Safari oggi impensabili, erano per lo più facoltosi americani che imposero presto nuovi calibri.

Ci vollero decenni prima che il nostro 9,3×62 tonasse alla ribalta, e stavolta lo fece partendo dal vecchio continente. Una folta pletora di affezionati cacciatori ha contribuito a mantenere in vita la belva, e la diffusione del cinghiale a livello epidemico ha fatto il resto.

Il celeberrimo scrittore e cacciatore d’avorio John Taylor, nella sua gradevole opera “African rifles and cartridges” dedica un buon paragrafo al nostro 9,3×62 e conclude che “in generale non c’è molto da dire, è così soddisfacente da non dare adito ad alcun dibattito.”

Ad oggi i principali utilizzatori del 9,3×62 nel vecchio continente sono i cacciatori di cinghiale, che hanno imparato ad apprezzare il notevole stopping e l’efficienza terminale delle palle da 9,3mm. Ad una prima analisi può sembrare che il moderno impiego per la caccia in battuta abbia completamente snaturato il concetto ispiratore del buon Otto. E’ pur vero che di acqua sotto i ponti in 120 anni ne è passata molta, e se un impianto balistico sopravvive nei secoli, è forse solo perchè la sua flessibilità gli consente di adattarsi a scenari ed epoche diverse, mantenenedo efficacia e affidabilità. Oggi il cacciatore utilizza palle da 232 grani in canne da 50 centimetri così da esaltare potere di arresto ed efficienza di una carabina semiautomatica, solo i pochi che lo usano per la caccia al cervo o all’alce hanno ragione di utilizzare lughe canne e proiettili pesanti. In Africa e in Nord America le cose vanno diversamente. Laddove prede enormi e pericolose circolano liberamente, il cacciatore apprezza le doti dell’eterno 9,3×62. In particolare il nord america sta scoprendo le potenzialità di questo vecchietto terribile.

Ricaricare questo mostro sacro è veramente un gioco da ragazzi.

Non solo tutte le palle disponibili risulteranno terribilmente efficienti e letali su tutta la fauna europea, ma data la capienza del bossolo praticamente ogni tipo di polvere per calibri standard risulterà idonea e produrrà ottime rosate con piccoli aggiustamenti. I bossoli sono facilmente reperibili, dagli economici Prvi fino ai costosi Norma e Lapua, si prestano bene a sopportare molte ricariche e non necessitano di particolari attenzioni. Dato l’angolo di spalla, passare i bossoli sparati nel full Dies è addirittura soddisfacente. Gli inneschi standard sono di norma efficaci, data la quantità di polvere impiegata; In acuni casi, tuttavia, si sono rivelati molto utili inneschi Magnum, per migliorare la combustione di polveri un po’ lente nelle corte canne di carabine stutzen,

Le palle disponibili oggi in commercio riescono a coprire tutte le esigenze venatorie possibili, con una flessibilità impensabile anni fa. La scelta del proiettile ricopre sempre una particolare importanza e dovrebbe essere oggetto di attenta valutazione da parte del cacciatore.

Per la caccia in battuta le palle più leggere sono probabilmente la scelta più saggia. Su animali che raramente raggiungono i 140 kilogrammi, palle da 225 o 232 grani sono ampiamente in grado di abbattere pulitamente la preda a distanze brevi e medie. Personalmente ritengo ottimali le ogive da 250 grani di struttura classica, essendo queste più efficienti in termini di rilascio di energia e penetrazione nei tiri frontali, molto frequenti nella battuta al cinghiale. Il rinculo con palle da 232 e 247 grani è ben gestibile, il rilevamento trascurabile, cosa che le rende molto gradevoli su armi semiautomatiche.

Le palle da 286 grani di costruzione tradizionale possono trovare impiego in battuta pur con qualche limitazione, mentre sono assolutamente fantastiche su animali di mole a distanze medie e brevi.

Le ogive Bonderizzate, salvo lodevoli eccezioni, sono destinate ad impieghi paticolari e su prede molto grandi. Garantiscono penetrazione incredibile, ritenzione di peso elevata e permettono di impiegare il buon 9,3×62 con successo nei teatri africani e asiatici.

Infine, le palle Blindate o le modernissime Solid sono destinate al Dangerous Big Game, su animali pericolosi. Di queste parleremo in futuro, sono un capitolo affascinante che merita un approfondimento.

La ricarica di questo cavallo di razza è quanto di più soddisfacente: esistono una infinità di ogive, si possono impiegare una moltitudine di polveri e ottenere una precisione sorprendente. Praticamente tutti i manuali riportano dati di ricarica, per cui c’è solo l’imbarazzo della scelta. Norma, Vihtavuory, Nosler, Reload Swiss suggeriscono ottime ricette sulle loro pagine dedicate alla ricarica. Questo calibro riesce a lavorare bene in canne corte e molto bene in canne lunghe e molto lunghe. Poche armi incarnano lo spirito mitteleuropeo come una corta carabina stutzen, e forse niente è più classico di una stutzen in 9,3×62. Una saggia scelta della polvere e della palla permetteranno di ottenere una cartuccia su misura per la caccia in zone boscate. Su canne lunghe le polveri più lente permetteranno di esprimere prestazioni esaltanti anche con palle molto pesanti.

Come già detto, tutte le palle in 9,3mm lavorano dannatamente bene a tutte le distanze d’impiego. Tuttavia la scelta del proiettile è sempre motivo di grande preoccupazione per il ricaricatore: sono andate perdute una infinità di ore di sonno e piccole fortune sono state dilapidate in polveri inneschi e ogive, senza che venisse trovata la quadratura del cerchio.

Chi ricarica, si sa, è un perfezionista maniaco della prestazione, accontentarsi non rientra nella prospettiva.

VULCAN & ORYX 232 grani.

Tenete sempre in grande considerazione queste palle, perché sono senza dubbio due tra le migliori in circolazione. Hanno caratteristiche simili e coefficiente balistico pressoché uguale. La Vulkan è progettata per disperdere tutta l’energia intra corpore, producendo ferite fortemente invalidanti anche su bestie adrenalinizzate. La sua struttura è piuttosto fragile, e non gradisce affatto tiri brucianti o impatti violenti. Negli anni si è creata una cattiva fama tra i cacciatori di cinghiale, ma solo perché spesso viene impiegata in modo scorretto, procurando ferite abominevoli e superficiali non in grado di fermare grossi cinghiali pieni di adrenalina.

Norma pose rimedio a questa sgradevole diceria lanciando la gemella cattiva, la Oryx da 232 grani.

Con piccoli adattamenti è possibile creare, con queste due ogive, ricariche che abbiano punti di impatto identici con il medesimo azzeramento, per lo meno alle distanze di ingaggio tipiche della caccia in battuta. Il Manuale Norma indica come lunghezza ottimale della cartuccia 80 mm.

In pratica un cacciatore evoluto può utilizzare con soddisfazione le Vulkan su tiri un po’ lunghi e le Oryx su quelli a bruciapelo sulla stessa arma, ampliando la flessibilità dell’impianto balistico.

La struttura bonderizzata della oryx assicura una ritenzione di peso molto buona, penetrazione quasi sempre totale e precisione.

Test eseguiti da una rivista russa hanno dimostrato che la leggera Oryx è in grado di affungare efficacemente fino a 300 metri. Alcuni maniaci delle prestazioni si sono spinti anche alla ricottura, o annealing, nella speranza di ottenere una ogiva più fragile per i tiri lunghi, ma francamente sono esperimenti che ritengo poco utili. È pressoché impossibile ottenere una certa costanza nella balistica terminale applicando metodologie empiriche e quindi differenti di volta in volta.

Su animali di taglia media e piccola, entrambe queste palle producono abbattimenti rapidi e puliti, purché impiegate correttamente.

Volendo trovare un difetto, proprio il peso contenuto è a volte limitante, specialmente sui tiri frontali, tipici della caccia in battuta. Su bestie vicine ai 100 chili è possibile che non riescano a produrre un foro di egresso senza arrestare sul posto la preda.

Per il resto, il rinculo modesto e il rilevamento garbato permettono un comodo impiego su carabine semiautomatiche, con precisione più che soddisfacente.

Su selvaggina leggera le Oryx risultano sempre un po’ troppo dure, fallendo nell’arrestare la fuga sul posto.

Potete spingerle quanto volete, le Oryx non daranno luogo a separazioni o scollamenti tra nucleo e mantello. Le ho spedite a qualcosa di più di 850ms, e impattando su un verro sono diventate praticamente un piattino da caffè, senza disintegrarsi… ma di questo parleremo in un altro articolo.

Kegelspitz 247 grani.

Lo standard da battere, di sicuro per la caccia in battuta ma anche per la selezione, data la precisione assoluta.

100 metri, Stutzen con canna da 51 centimetri.

Ancora una volta, la teutonica conoscenza dell’arte metallurgica fa la differenza. Questa incredibile ogiva è in grado di gestire un ampio spettro di velocità producendo gli abbattimenti più spettacolari mai visti. Un tempo Rws la proponeva per il 9,3×64 Brenneke spinta a ben 850ms, ed era letale su tutta la selvaggina maggiore. Inevitabilmente produrrà una miriade di proiettili secondari impattando su ossa e articolazioni , mentre su muscoli e tessuti ferite profonde e invalidanti con un potere di arresto sempre strabiliante.

Ritrovata dietro il ginocchio di un grosso verro, palla entrata dal collo.

Solo i tiri a bruciapelo possono metterla in crisi, ma anche in caso di separazione tra nucleo e mantello la penetrazione sarà efficace e produttiva.

Nella caccia di selezione è superlativa, precisa e in grado di affungare anche a grande distanza, genera forti danni alla spoglia anche se indirizzata in zona cardiopolmonare, con traccia ematica abbondante e solitamente breve. In genere si comporta bene sia su selvaggina leggera che pesante, a patto di curare il piazzamento del colpo. Assolutamente una delle mie preferite, un proiettile a cui dare sempre massima fiducia. Ho trovato imbattibile la nuova RS60, capace di spremere molti metri secondo, con combustione sempre completa anche in canne relativamente corte.

Non la impiegherei per la cerca su cervi enormi, o per digressioni africane sui giganteschi Eland, ma per tutto quello che sta al di sotto dei due quintali di peso non avrei dubbi.

Le cariche commerciali attualmente prodotte da rws hanno velocità alla bocca molto inferiori a quelle di qualche anno fa, quindi per poter sfruttare il loro grande potere di arresto vanno ricaricate e in modo corretto. Non serve andare su valori pericolosi, ma obbiettivamente lavorano molto bene sopra i 750ms. In passato producevano danni devastanti, ma negli anni RWS ha probabilmente modificato il nucleo rendendolo più duro; oggi hanno un comportamento molto bilanciato, in grado di risparmiare qualche etto di carne anche con tiri infelici.

KS ritrovata sottopelle in zona sternale, foro di ingresso nel prosciutto destro.

Ho ancora una scatola di vecchissime Kegelspitz degli anni ’80, e sono molto più morbide delle attuali, tanto che già alle miti velocità del 9,3x74R producono stopping esorbitante ma danni a volte inguardabili. Il Manuale RWS indica come lunghezza ottimale della cartuccia 80,5mm.

Woodleigh Round Nose SP 250 grani.

Gran belle palle.

Quando iniziai ad utilizzarle ebbi un paio di brutte esperienze. Le utilizzai per la braccata al cinghiale, caricate a dovere in un express in 9,3x74R.

Woodleigh 250 RNSP

Nonostante il piazzamento corretto, un paio di animali di taglia media allungarono di oltre 100 metri. La traccia ematica era ben visibile e i cani furono in breve sulle spoglie dei due animali, ma le aspettative erano enormemente deluse. Questo perché, stupidamente, avevo male interpretato la natura delle ogive australiane.

Sul loro sito vengono dichiarate soft point, ma sono sempre ottime palle bonded, in grado di affungare perfettamente anche a velocità moderate, e di penetrare in profondità. Nella caccia in battuta il piazzamento non è quasi mai perfetto, e una palla morbida aiuta enormemente a perdonare piccoli errori. Le Woodleigh avevano fatto perfettamente il loro dovere, solo le mie aspettative erano deluse. Le accantonai per un paio di stagioni, poi finalmente le destinai alla caccia di selezione, e i risultati furono eclatanti. Come tutte le palle il cui nucleo è saldato al mantello, i massimi risultati si ottengono su animali grandi, mirando alla spalla o alla colonna vertebrale. Il proiettile impattando su strutture ossee ne determina la deflagrazione, e proseguendo crea una cavità permanente rettilinea e passante. Non sono mai riuscito a recuperare una woodleigh.

L’unico difetto che riesco a trovare è il costo un po’ elevato e la difficoltà di reperimento. Per il resto sono davvero ottime.

Weidmannsheil!

Woodleigh produce Round Nose anche da 286 e 320 grani. Queste ultime sono in grado di abbattere in modo pulito il Bufalo Cafro e tutta la selvaggina maggiore africana.

Sui terreni Europei, probabilmente, l’ogiva da 250 grani è la più flessibile delle tre.

Esiste anche la linea Protected Point, disegnata per resistere a velocità molto elevate. L’unica che poteva avere un impiego proficuo, quella da 232 grani, pare essere stata dismessa.

H Mantel 258 grani.

Ormai non è più in produzione, dopo ben 8 generazioni è stata messa in pensione e rimpiazzata dalla speed tip, stessa filosofia costruttiva ma un coefficiente balistico più elevato e design più attuale. Come tutte le H Mantel, anche quella in 9,3mm era una palla dura e ben strutturata, capace di produrre abbattimenti esaltanti solo a velocità elevate, rilasciando energia all’impatto e devastando in profondità i tessuti.

Lavora molto bene su animali grandi e molto grandi, garantendo un foro di egresso di sezione modesta ma ben fustellato, su prede piccole fatica a produrre abbattimenti istantanei a meno di colpire la spalla o il sistema nervoso.Il Manuale RWS indica come lunghezza ottimale della cartuccia 81,7 mm. Porre maniacale attenzione al manifestarsi di sintomi di sovrapressione, giacchè il nucleo posteriore molto duro è incline a fare brutti scherzi

GECO Teilmantel 255 grani.

Palle soft point dalla classica struttura semi camiciata, con notevole porzione di piombo esposto. Prestazioni balistiche degne di un maritozzo ma a livello terminale è una mietitrice. Si presta male ad essere spinta a velocità sostenute, e in armi semiautomatiche da spesso luogo ad inceppamenti in fase di riarmo, col piombo che facilmente impunta bloccando il processo. Sul più mite 9,3x74R, invece, esente dalle problematiche che la affliggono, è una buona palla per la caccia in battuta, specialmente per chi soffre il rinculo. Il Manuale RWS indica come lunghezza ottimale della cartuccia 79,4 mm.

Geco Plus 255 grani.

La preferita di un caro amico, lui la inzupperebbe anche nel latte. È una ogiva bonderizzata ma molto morbida, in pratica produce una ottima deformazione anche a bassa velocità, garantendo una penetrazione molto profonda ed eccellenti effetti terminali. Avendo un design moderno, ben si addice alle armi semiautomatiche, non da problemi di inceppamento, lavora bene anche in canne relativamente corte ed è molto costante. Potremmo definirla una evoluzione ottimale della Oryx per la caccia in battuta. Credo che presto diverrà una brutta concorrente per Norma. Come per tutte le palle bonded, vale anche per lei la regola: fatele correre e se possibile mirate a strutture massicce. Cosi avrete abbattimenti spettacolari.

Speer Hot Core 270 grani

Per chi pretende una palla dalle ottime prestazioni a prezzi popolari. Non c’è davvero molto da scrivere su queste ogive: il peso, unico nel suo genere, le pone a metà strada tra i pesi massimi e quelli decisamente leggeri.

Ha un coefficiente balistico decente, che fa pensare a tiri sui 200 metri senza imbarazzo, una struttura decisamente azzeccata, con nucleo e mantello saldati ma non tenacemente come ci si aspetterebbe: Quasi sempre perderà una parte cospicua della massa intra corpore, producendo ferite invalidanti e profonde. Una delle palle al vertice per la caccia in battuta al cinghiale. La forma affusolata ne rende facile il caricamento su armi semiautomatiche, ed è precisa quanto basta. Fatela correre e la balistica terminale sarà eclatante. Per chi volesse impiegarla per la caccia di selezione, di sicuro una canna da 60 o meglio 65 centimetri potrebbe esprimere doti balistiche eccellenti e allungare di diversi metri l’efficacia di questa economica palla. Una buona tuttofare che non deve mancare tra le dotazioni dei maniaci della ricarica.

Rws Teilmantel 286 grani.

Una supposta che sembra uscita da un fumetto western, ma in assoluto una delle palle più micidiali che mai potrete utilizzare su animali corpulenti. Spinta a velocità tipiche del calibro, produce ferite molto invalidanti, con shock neurogeno molti marcato e sanguinamento molto forte anche con tiri sul Blatt. Essendo abbastanza fragile, il danno alle carni sarà sempre cospicuo. Ma se è indispensabile porre fine alla questione in un attimo a brevi e medie distanze , avrete un ottimo motivo per usarla.

Un grande classico.

Permette di creare ricariche estremamente precise, a 100 metri producono un buco nell’altro. Il Manuale RWS indica come lunghezza ottimale della cartuccia 82,1 mm.

Bisogna sempre tener a mente che è una palla molto morbida, e che la sua azione in profondità è garantita solo dal peso eclatante, ben 18,5 grammi. Un vero treno in corsa.

Un po’ vintage, ma dannatamente mortale. Per i pochi fortunati che possono praticare la cerca a Cervo e Cinghiale in zone boscate, magari con un pregiato Stutzen, è un evergreen da non lasciare a casa.

HORNADY INTERLOCK 286 grani.

Onesta ed economica.

Per il prezzo a cui vengono vendute, grandissime ogive per la caccia in battuta e alla cerca. La struttura estremamente fragile e il peso non trascurabile fanno sì che spesso diano luogo a sfrenate separazioni tra mantello e nucleo, con effetti terminali drammatici. L’unica raccomandazione da fare è evitare di mandarle a velocità esorbitanti. A 680 ms fanno egregiamente il loro lavoro, con ottima penetrazione anche su selvatici di mole. Oltre possono verificarsi orribili ferite superficiali, talmente invalidanti da bloccare sul posto il selvatico ma sicuramente non desiderabili. Affinché lavori bene non bisogna esagerare e comprendere che a velocità moderata è comunque una sentenza di morte anche con tiri mal piazzati.

Ho visto foto di eland, antilopi e anche Bufali abbattuti con questa palla, ma francamente non la utilizzerei su nulla di più grosso di un cervo o del cinghiale. Per animali maggiori, anche a pelle tenera, esistono palle ben più degne di fiducia.

Alaska 286 grani.

Una palla di costruzione classica, con un tenace mantello e un nucleo semplicemente perfetto. Rispetto alla Teilmantel presenta una porzioni di piombo esposto molto modesta, ma darà luogo ad affungamento immediatamente dopo l’impatto, con rilascio di energia molto violento e, dato il peso elevato, una penetrazione profonda verso gli organi vitali. Il design consente l’impiego su armi semiautomatiche a patto di contenere la lunghezza di catuccia.

Probabilmente la migliore palla semiblindata in questo calibro.

Non sono da contemplare tiri molto lunghi, ma per tutto il resto è più che degna di massima fiducia. Tra le soft point di peso elevato è forse la più costante e precisa di quelle che ho testato. Fatica a rilasciare energia su animali piccoli e medi, ma su tutto il resto è impareggibile. Eccellente e basta.

Il Manuale Norma indica come lunghezza ottimale della cartuccia 80 mm.

RWS UNI CLASSIC 293 grani.

Il Mito.

Non so davvero da dove cominciare a descrivere questo fossile vivente. Partorita dalla mente del geniale Brenneke, è in circolazione da più di un secolo. Tra le palle da 9,3 mm è forse quella con migliore coefficiente balistico, è in grado di lavorare egregiamente attraverso un ampio spettro di velocità, garantendo abbattimenti rapidi e puliti. Ha un potere di arresto elevato e solitamente penetrazione molto profonda.

Penetrazione e potere d’arresto.

Molti ne criticano il design obsoleto e le prestazioni, ma se questa ogiva è sul mercato da oltre un secolo, praticamente invariata, e può ancora contare su una folta pletora di affezionati, devono esistere validi motivi. Quando iniziai ad utilizzarla non avevo chiaro in testa cosa aspettarmi. Parlando con altri cacciatori sentivo giudizi lusinghieri o totalmente negativi. Ancora una volta, la differenza tra aspettative e realtà deve essere mediata dalla conoscenza e da esperienze dirette sul campo.

Attese….

Nei primi del novecento non esistevano palle bonderizzata, i proiettili erano sostanzialmente di due tipi, semiblindati a punta molle, o completamente blindati. I primi su prede enormi andavano rapidamente in crisi a meno di usare pesi di palla esorbitanti, gli altri erano idonei solo sulla megafauna, a patto di colpire strutture ossee o il cervello.

Il buon Willhelm intuì che esisteva una terza via, e dette al mondo la sua strabiliante TUG, Torpedo Universal Geschosse.

High Lander

Un nucleo anteriore relativamente morbido, che a velocità moderate si deforma come una soft point, ma se lanciato a velocità molto elevate all’impatto da luogo a frammentazione, generando molti proiettili secondari e determinando una cessione di energia spaventosa. Il nucleo posteriore indeformabile ha il compito di penetrare tessuti organi e spaccare ossa per portare la distruzione laddove serve, negli organi vitali. In oltre un secolo di onorata carriera, è ragionevole pensare che nessun altro proiettile al mondo abbia abbattuto più selvaggina pesante della nostra TUG. Negli anni è stata modificata solo un po’, per adattarla alle nuove esigenze venatorie e farla funzionare a dovere in armi semiautomatiche, ma non stravolta.

A sinistra, direttamente dagli anni ’70, a destra produzione odierna: crimpaggio più avanzato per favorire l’uso su armi semiautomatiche.

Potete chiamarla TUG, Uni Classic, lei continuerà a svolgere il suo lavoro con indecente inesorabile efficacia.

Per la caccia in braccata è un buon proiettile per medie e brevi distanze. Potere d’arresto esuberante, penetrazione sempre totale, non teme la vegetazione, nemmeno tronchi di generosa sezione riescono a fermarla. Il suo forte sono i tiri frontali a breve e brevissima distanza, ho visto più volte cinghiali di un quintale stramazzare come colpiti da un fulmine, anche se il proiettile aveva attinto il torace o la spalla. Per sfruttare al meglio le potenzialità di questa palla sarebbe consigliabile impiegare canne piuttosto lunghe, e spingerla. Non teme velocità esorbitanti, RWS la carica da una vita in 9,3×64, e se riuscite a trovare un cacciatore che l’abbia utilizzata in Africa con questo calibro potrete farvi raccontare di cosa è realmente capace.

A distanze elevate, dove il piazzamento del colpo diventa cruciale, è comunque in grado di produrre ottimi risultati grazie alla massa elevata. Un proiettile a cui tributare grande fiducia. In passato RWS indicava questo proiettile come idoneo a cacciare grandi prede pericolose come il Bufalo Cafro, ed era l’unico caricamento commerciale a superare, non a caso, i 500 kgm di energia alla bocca. Oggi esistono ogive molto più performanti su prede gigantesche, ma insidiare una animale denominato “Black Death” con il nostro pur valido 9,3×62 rimane sempre un’idea discutibile: Se è vero che è in grado di colpire mortalemte un enorme bufalo, scordatevi che riesca a fermarne la furiosa carica.

Come suggeriscono i migliori PH, use enough gun.

Verro di oltre 100kg fermato da una TUG.

RWS nel suo valido manuale suggerisce una lunghezza di cartuccia di 82 mm.

Non sono riuscito a trovare una polvere che facesse lavorare male questo capolavoro di siderurgia.

A mio avviso il suo impiego principe dovrebbe essere la caccia al cervo, o a grosse antilopi, da appostamento. Con canne da 65cm è in grado di produrre velocità e valori energetici in grado di atterrare giganteschi ungulati fino a 250 300 metri. Anche l’alce e l’orso sono alla sua portata, garantendo una migliore penetrazione rispetto ad una classica soft point. Lungi dall’andare in pensione, vedremo questa super classica sui campi di caccia ancora per molti anni.

La leggenda continua.

SWIFT A-FRAME 300 grani.

Da impiegare solo ed unicamente su animali enormi, dai 500 kg in su.

Lo ammetto, le ho comprate solo per bizza, per vedere l’effetto che potevano fare. Come tutte le A Frame sono doppio nucleo bonded, con il nucleo anteriore piu morbido e quello posteriore molto duro ma comunque parzialmente deformabile. A differenza degli altri calibri da me utilizzati, le 9,3mm sono annoverate tra le Heavy Rifle Bullets, quindi hanno un mantello piu spesso e sono davvero tenaci. È facile ottenere una buona precisione, avendo cura di osservare attentamente le dosi consigliate dai manuali: sono fortemente inclini a generare alte pressioni, al punto che la dose massima sarà notevolmente inferiore rispetto ad una classica semiblindata di eguale peso.

Una costosissima alternativa.

A meno di voler organizzare un Safari o una caccia ad enormi plantigradi nord americani, a mio modesto avviso ha davvero poco senso impiegarla a caccia. Ciò nonostante ho voluto utilizzarla sul cinghiale, con risultati sovrapponibili a quelli di una buona palla bonderizzata, ma ad un costo più elevato. Dato il peso e la caparbietà con cui conservano il peso originario, le vedo molto più inclini ad essere utilizzate nel fratello maggiore, il 9,3×64 Brenneke.

Vedrei possibile e fruttuoso l’utilizzo delle stesse palle in 250 grani, ma sono ormai introvabili da anni. Resta valido il medesimo avvertimento di sempre, mirare dritto, su ossa importanti o deliberatamente al cranio e alla colonna vertebrale. I report dal suolo Africano raccontano che questa é una delle top performer sulla megafauna, e viene proficuamente impiegata anche per il Bufalo Cafro, le antilopi maggiori, la Zebra , e l’ippopotamo .

Sognando la Savana..

Oltre alla sovrapressione, il ricaricatori deve curare maniacalmente la fluidità di caricamento, ed evitare accuratamente di utilizzare bossoli scadenti o inneschi economici. Queste ricariche, qualora voleste mai allestirle, saranno destinate ad animali pericolosi, e dalla bontà del loro funzionamento potrebbe dipendere la vita, mai fare economia in questi frangenti. Non a caso, alcuni P.H. preferiscono che i loro clienti utilizzino munizioni commerciali, anche per problemi assicurativi.

Da un paio di Anni Swift produce munizionamento di altissima qualità, e tra i caricamenti proposti in 9,3×62 figura la A Frame da 286 grani e la nuovissima Break Away Solid; anche Norma propone una munizione con A Frame da 286 grani.

Nel caso vi pungesse vaghezza, molto più semplice provare una scatola di queste prima di avventurarsi in lunghi esperimenti.

Ovviamente, viste le prede in oggetto, sarebbe buona idea impiegare armi con una canna di 60 o meglio 65 centimetri, onde poter sfruttare al meglio le potenzialità di queste incredibili ogive.

Senza ombra di dubbio sono i proiettili più conturbanti mai provati.

ORYX 325 grani.

Questo proiettile merita qualche riga e qualche spiegazione in più.

Quando iniziai a ricaricare i 9,3mm rimasi folgorato da queste palle simili a tozze matite. Lo ammetto, sono un amante dei pesi massimi, e queste non potevano mancare. Non sapendo a cosa destinare le pesanti Oryx, iniziai a cercare notizie. Inevitabilmente mi trovai a scambiare diverse mail con Norma per comprendere come utilizzarli.

Tiri corti su animali giganteschi?

Così scoprii che i tecnici svedesi avevano partorito questo portentoso proiettile per la caccia all’alce. Tradizionalmente in Svezia viene cacciato con il cane, anche in battuta, e non di rado i tiri avvengono a corta distanza in aree boscate. Questa palla è stata progettata per lavorare alle miti velocità del 9,3×62, affungandosi e procurando una profondissima penetrazione nel corpulento ungulato. Lenta e dannatamente pesante, è praticamente inarrestabile.

La curiosità a quel punto era cresciuta in modo esponenziale, quindi era d’obbligo un test sul campo. Ho utilizzato i dati forniti da Norma sulla loro pagina dedicata alla ricarica, e ho iniziato subito sul difficile: creare una buona cartuccia per il mio express in 9,3x74R. Ora, considerate che sugli express la difficoltà è tripla, perché oltre a creare una cartuccia precisa, va anche elaborata la ricarica affinché le traiettorie dei proiettili si intersechino a 50/60 metri; come dice sempre un amico, è come entrare tra i rovi in mutande. Tralasciando tediosi dettagli, utilizzai una polvere solitamente anomala per il calibro, MRP, e con inedita fortuna, azzeccai al primo tentativo la ricetta perfetta.

L’utilizzo di Quickload è fondamentale nella ricerca di queste particolari ricariche, permette di creare modelli estremamente realistici, risparmiando soldi, tempo e mal di testa.

Soddisfazione infinita.

La mia ricetta, complice la lunghezza delle canne e la polvere molto lenta, é in grado di esprimere qualcosa in più di 5000 joule, con collimazione ideale dei punti d’impatto.

Ho impiegato queste ogive per diverso tempo, sempre con risultati eclatanti.

Perfetto affungamento e ritenzione di peso.

L’abbattimento più spettacolare fu un grosso verro colpito in corsa mentre tentava di svignarsela dalla battuta dopo aver ferito due cani. Lo attinsi sull’emitorace sinistro, e lo vidi stramazzare come investito da un fulmine. La palla lo aveva attraversato per lungo, terminando la corsa nella seconda vertebra disintegrandola.

La ritenzione di peso sfiorava il 90%, mentre il peso del verro i 120 kg.

Riprodurre queste prestazioni nel nostro 9,3×62 è abbastanza semplice potendo contare su una canna di almeno 60 centimetri. Quindi volendo insidiare l’alce, l’orso, il cervo o grandi ungulati africani, la Oryx da 325 grani è una ottima opzione.

Una vera campionessa dei pesi massimi, la più pesante che riuscirete a trovare in commercio.

SWIFT BREAK AWAY SOLID.

Lo ammetto prima di iniziare a scrivere.

Sono soldi buttati, a meno che non siate realmente intenzionati a intraprendere un safari, con l’idea di insidiare prede pericolose di mole gigantesca. Swift ha sviluppato questo proiettile sulla scia del successo dei proiettili solidi sviluppati negli ultimi decenni. Il design ricorda vagamente le ogive “Hidrostatically stabilized” di Woodleigh, ma swift ha preferito proseguire sul piombo anziché passare a strutture monolitiche. Il vantaggio principale è la minor “saturazione ” delle rigature, una minor tendenza a generare alte pressioni, e avendo la medesima sezione a contatto della rigatura, una balistica esterna pressoché identica alla A Frame di peso corrisponde, ovvero 286 grani.

Penetrazione e ancora penetrazione.

L’intento del produttore è quello di mettere il cacciatore nelle condizioni di utilizzare alle distanze medie di ingaggio del Dangerous Big Game, 50 metri, l’uno o l’altro proiettile con il medesimo azzeramento. Grande flessibilità di utilizzo, e la possibilità di utilizzare la A Frame come prima palla per sfruttarne la migliore cessione di energia e la Break Away come seconda e terza per garantire due cavità permanenti devastanti e passanti.

La forma del proiettile è stata studiata a lungo e i tecnici Swift garantiscono che sia una vera e proprio rivoluzione.

Spettacolare!

Questo proiettile, nel prossimo futuro, sarà oggetto di un test molto interessante e, per certi versi, mai visto prima. Restate in ascolto, ne vedrete delle belle.

Seguiteci su:

https://instagram.com/mauser_italy?igshid=5ryrxnep8i0m

APPENDICE ROMANTICA, LA NOBILE 9,3X74R

Quello che abbiamo detto per il venerabile 9,3×62 è applicabile in modo speculare alla bella e nobile 9,3x74R.

Nata un decennio prima, destinata ad armi basculanti, come suggerito dalla R (Rand ovvero dotata di collarino di ritenzione) è sempre stata la regina delle nobili cacciate nella vecchia Europa. La pressione massima di esercizio è notevolmente inferiore s quella del fratellastro, appena 3400 bar. Pressione modesta vuol dire poco stress sulla bascula e sulle chiusure, nessun problema in fase di espulsione e rinculo pastoso, mai isterico.

Se osserviamo il bossolo noteremo una spalla appena accennata, non c’è alcuna necessità di collo di bottiglia, e questo ne fa uno dei bossoli più gustosi da ricalibrare. E ancora, essendo generalmente camerata in agilissimi express giustapposti o sovrapposti, è possibile utilizzarla sia in battuta che alla cerca con massima soddisfazione. Poter contare su un secondo risolutivo colpo quando si insidia il cervo in zone con vegetazione molto fitta è un vantaggio indiscutibile.

Sebbene generalmente si ritiene che il 9,3x74R possieda circa il 15% di velocità ed energia in meno della controparte camerata in carabine bolt action, data la tendenza odierna ad usare carabine semiautomatiche con canne sui 50/53 cm, è giusto ritenere che un classico express con canne da 60 cm sia balisticamente equivalente.

Autunno…

Se anche voi ritenete prive di anima le moderne e leggerissime carabine di plastica, e appartenete alla evanescente schiera dei nostalgici del fair play e dei tempi d’oro del big game, allora non avrete alcun dubbio su quale arma orientarvi.

Cose semplici e dannatamente affidabili.

Seguiteci su:

https://instagram.com/mauser_italy?igshid=5ryrxnep8i0m

Potrebbe interessarti anche questo articolo:

Pesi massimi. Tutto quello che c’è da sapere sulle palle più pesanti da 9,3 mm.

Lascia un commento